Sono i numeri che si leggono sulle cassette nelle pescherie e su tutte le confezioni di prodotti ittici. Stabiliti dalla Fao (Food and Agricolture Organization), l’organizzazione delle Nazioni Unite per il cibo e l’agricoltura, per indicare le diverse aree di pesca negli oceani e nei mari interni.
In Sardegna, la pianta del mare è diventata nutrimento delle piante a terra. Si chiama “Posidonia Garden” ed è un progetto innovativo ed efficace di trasformazione della Posidonia secca spiaggiata in composti per orti e giardini.
Per decenni la foca monaca (Monachus monachus) è stata praticamente un fantasma, protagonista di qualche avvistamento in mare aperto tanto raro da meritare annunci ufficiali e titoli di giornale in grande evidenza.
L’elemento che più lo distingue anche all’occhio meno esperto, tanto da entrare nel suo nome comune, è un ciuffo di penne ricurve sul capo che fa parte della livrea nuziale del maschio.
Il volo è lungo e impegnativo, la ricerca spasmodica. Ogni giorno, quando il colore della notte lascia spazio al primo chiarore dell’alba, fino al calar del sole che inonda d’oro la superfice del mare.
Il suo squillante color arancione si distingue inconfondibilmente sulle pareti delle grotte sommerse o sulle rocce popolate da coralli, gorgonie e da altri animali caratteristici del coralligeno.
Se non fosse sempre in movimento, mentre esplora la battigia con il lungo becco alla ricerca di cibo, la livrea e le dimensioni renderebbero impossibile distinguerlo nella distesa di sabbia.
Accostandola all’orecchio si sente il respiro del mare. Il dio Tritone la portava sempre con sé, suonandola per placare il mare in burrasca e per annunciare l’arrivo del padre Posidone, il dio del mare.
Ė una specie vegetale che vive da oltre cento milioni di anni nel mare, ma non è un’alga. E sebbene il suo nome faccia riferimento all’oceano, è diffusa solo del Mediterraneo, dove è presente ovunque nella fascia costiera.
Era il 1980 quando fu avvistata nelle acque di Israele, per la prima volta nel Mediterraneo. E da allora la sua è stata una lenta, ma progressiva espansione verso occidente, favorita specialmente negli anni recenti dall’aumento delle temperature del mare, che sta colpendo in modo particolare proprio il Mediterraneo.
L’areale di diffusione originario era già amplissimo: dal Mar del Giappone all’Australia, dalla Polinesia al sud-est asiatico, praticamente tutto il Pacifico tropicale e sub-tropicale e il Mar Rosso.
Un grande ombrello protettivo e cibo, sempre e comodamente a disposizione.
Uno dei centri mondiali dello studio dei cambiamenti climatici a livello globale e del loro impatto sugli ambienti marini è il Golfo di Napoli, in virtù delle particolari caratteristiche geologiche di alcune sue aree.
Quel colore vivido, inconfondibile e unico per la sua intensità è impossibile non notarlo. Ed è sicuramente la prima caratteristica della specie che colpisce lo sguardo.
Quel colore vivido, inGià Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia citava la salamoia di menole, usata a scopo terapeutico mescolata al miele, per la cura di ulcere nella bocca.
Viene utilizzato pesce azzurro, quindi la sarda, l’acciuga, lo sgombro e l’alaccia (Sardinella aurita), della stessa famiglia della sardina, rispetto alla quale è più grande.
Ė un modo antico e gustoso di consumare pesci poveri e con scarso valore commerciale da parte dei pescatori di Porto Cesareo, nelle pause delle lunghe battute di pesca, lontano da casa.
Negli anfratti rocciosi dell’isolotto di Vivara, selvaggi e riparati, possono nidificare indisturbati e contribuire alla sopravvivenza della loro specie, tuttora in pericolo.
Ė del 22 novembre 2024 la pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica “Science” di uno studio che ha accertato che gli habitat in cui vivono cetacei nei vari mari del mondo corrispondono al 92 per cento alle rotte marittime più utilizzate.
L’Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell’Area atlantica attigua a ovest dello Stretto di Gibilterra, noto più semplicemente come ACCOBAMS, firmato il 24 novembre 1996 a Monaco e operativo dal 1° giugno 2001, è dedicato alla conservazione e tutela delle 28 specie di cetacei che si muovono nelle acque oggetto dell’intesa e vincola in tal senso i 24 Stati firmatari, Italia compresa.
Per piccola pesca costiera si intende quella praticata con imbarcazioni inferiori ai 12 metri di lunghezza che operano entro le 12 miglia dalla costa.
Da secoli è l’elemento distintivo della cena della vigilia di Natale degli abitanti di Cetara.
Pescare in maniera sostenibile significa utilizzare le risorse in modo da assicurarne la conservazione e, dunque, la possibilità di uno sfruttamento futuro, garantendo nel tempo il lavoro dei pescatori, senza compromettere l'ambiente e valorizzando al meglio la capacità delle risorse di riprodursi e rinnovarsi.
I VANTAGGI DEL KM ZERO.
Il pescato locale permette il sostentamento delle piccole flotte di pesca artigianale e valorizza il prodotto attraverso la scelta di una filiera corta, che assicura il giusto guadagno ai pescatori e un minor impatto sull'ambiente.
Le dimensioni contano e fanno la differenza. Nel rispetto dell’ambiente marino, dobbiamo sempre preferire individui adulti, poiché i pesci sottotaglia non hanno ancora completato la loro crescita e non si sono ancora riprodotti.
Le Alghe brune
Se ne contano circa cinquanta specie. Presenti in ogni mare, ma soprattutto nel Mediterraneo, nell’oceano Pacifico e nell’Indiano. Si tratta delle alghe brune del genere Cystoseira, artefici di un habitat fondamentale per la biodiversità negli ambienti rocciosi costieri, dove proliferano a bassa profondità, perché hanno bisogno di luce per la fotosintesi clorofilliana. Il colore che le contraddistingue è legato come per tutte le alghe brune alla Fucoxantina: la diversa gradazione e l’intensità del colore marrone dipendono dalla quantità di pigmento presente nel vegetale. Che con il suo sviluppo a cespuglio, forma sott’acqua, sul sostrato roccioso, delle vere e proprie foreste, estese su grandi superfici.
Le foreste sommerse di Cystoseira rappresentano un ecosistema dove trovano condizioni di vita favorevoli le più varie specie di animali marini, comprese molte ittiche che vi trovano rifugio e vi crescono i loro giovanili. Ma le estensioni di Cystoseira garantiscono numerosi altri benefici lì dove ancora sono presenti. Infatti, svolgono una fondamentale funzione di mitigazione degli effetti del moto ondoso di protezione delle coste dall’erosione. Inoltre, producono ossigeno e catturano notevoli quantitativi di CO2. Svolgono, insomma, un ruolo simile a quello della Posidonia, preziosissimo per la vita e la salute del mare.
Eppure, le foreste sono in regresso quasi ovunque, compreso il Mediterraneo, a causa degli effetti dell’antropizzazione: inquinamento, urbanizzazione, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene nel Mediterraneo. Con una grave perdita di biodiversità e con conseguenze legate alla minore produzione di ossigeno e speculare minore riduzione di anidride carbonica.
Ė in considerazione del rischio che corrono gli ecosistemi legati alle foreste macroalgali che sono in corso una serie di interventi sperimentali per il loro monitoraggio e, soprattutto, per il reimpianto in alcune Aree Marine Protette italiane.
Dal 2020 si sta realizzando un progetto nell’Amp toscana delle Secche della Meloria, dove le foreste di Cystoseira hanno subito un forte ridimensionamento. Per tentare di invertire la tendenza in atto, si è iniziata una complessa opera di reimpianto, prelevando dei talli (così si chiamano i “corpi” delle alghe) nell’Amp di Capraia per trapiantarli nella parte settentrionale della zona A della Meloria. Ne è seguita un’azione di monitoraggio, al fine di verificare lo stato di salute e di accrescimento delle alghe trapiantate. I controlli non hanno rilevato fallimenti, ma un buono stato delle alghe trasferite in altro luogo, che stanno crescendo regolarmente, con la prospettiva, non appena saranno in grado di riprodursi, di allargare progressivamente l’area colonizzata, ripristinando la foresta perduta.
Altra sperimentazione di ripristino è in corso con il progetto Life REEForest nelle due Aree Marine Protette del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, a Santa Maria di Castellabate e a Baia degli Infreschi e della Masseta, nell’Area Marina Protetta di Bergeggi in Liguria e nell’Area Marina Protetta sarda Penisola del Sinis Mal di Ventre, oltre all’Amp dell’isola greca di Giaros. Con il monitoraggio dell’ISPRA, dei gruppi di lavoro hanno provveduto alla reintroduzione di migliaia di talli di Cystoseira delle specie crinitophilla e corniculata. Intervento sperimentale, che sta dando buoni risultati sul campo, finalizzato a elaborare delle linee guida valide per operare anche in altre zone e a sensibilizzare l’opinione pubblica sul regresso delle foreste e sul loro valore. Un’azione che s’inserisce nelle politiche europee restauro attivo e che si collega al piano di monitoraggio delle foreste nell’ambito del Decennio delle Nazioni Unite 2021/2030 sul ripristino degli ecosistemi.
Parente prossimo delle gorgonie, con cui condivide numerose caratteristiche come cnidario antozoo ottocorallo e alcionaceo,
Sono ancorati alla roccia, sul fondale duro che rappresenta il loro habitat di riferimento, alle più diverse profondità.
Ci sono i vegetali, come le alghe rosse. E ci sono gli animali, come i briozoi, gli anellidi e gli antozoi. Tante specie differenti, tutte bentoniche e con un’altra caratteristica comune: la capacità di costruire delle strutture di carbonato di calcio sui fondali marini.
Il nome in inglese “gold coral” fa riferimento al prevalere del colore giallo chiaro che caratterizza le colonie di polipi di Savalia Savaglia, fino a qualche tempo fa denominato “Savaglia savaglia”,
Sono tra le creature più belle e spettacolari del mondo sommerso. Con i loro rami colorati, ondeggianti tanto da suggerire il nome di “ventagli di mare”, sono stati anticamente scambiati per dei vegetali, prima di essere riconosciuti come organismi animali, la cui classificazione è stata oggetto di revisione, in base ai risultati di studi molecolari più recenti.