Ci sono i vegetali, come le alghe rosse. E ci sono gli animali, come i briozoi, gli anellidi e gli antozoi. Tante specie differenti, tutte bentoniche e con un’altra caratteristica comune: la capacità di costruire delle strutture di carbonato di calcio sui fondali marini.
Prevalentemente duri, di roccia. Ma anche mobili, di sabbia e detriti. A profondità variabili, tra i 25 e i 150 metri e anche più. Con una progressiva prevalenza degli animali, in rapporto alla riduzione di luminosità che esclude via via i vegetali per il loro bisogno di luce, indispensabile per la fotosintesi clorofilliana. E l’affermarsi, anche tra gli animali, delle specie sciafile, che possono vivere con pochissima luce, se non al buio. Tutti insieme sono organismi biocostruttori e contribuiscono alla creazione del coralligeno, di fatto l’equivalente nel Mediterraneo e nei mari temperati delle barriere coralline caratteristiche dei mari tropicali. Un habitat che, sebbene non sia riconosciuto come prioritario a livello europeo, ha un valore straordinario per l’altissima biodiversità che gli si accompagna e per il suo contributo imprescindibile alla vita dei numerosi ecosistemi marini che vi sono collegati e, in generale, alla salute del mare. Motivo per il quale il coralligeno è ritenuto meritevole di particolari tutele, come avviene nelle Aree Marine Protette.
L’azione principale nella costruzione del coralligeno la svolgono le alghe calcaree, che producono incrostazioni sul sostrato su cui vivono. Quando muoiono, i talli (ovvero i “corpi” delle alghe) si consolidano e si sovrappongono a strati, formando nel tempo le strutture calcaree al cui accrescimento contribuiscono poi anche gli scheletri dei biocostruttori animali. Questi edifici calcarei, che sono in lenta e costante crescita, creano le condizioni favorevoli all’insediamento di altre specie, vegetali e animali. Tra queste, anche alcune di biodistruttori, come spugne e bivalvi perforanti o alcuni molluschi, che si fanno spazio dissolvendo parti della struttura e modellandola per formarvi le cavità di cui hanno bisogno per vivere.
Ai vari strati di coralligeno corrispondono condizioni utili alla vita delle diverse specie che lo popolano. Negli strati superiori si distinguono le alghe vive, ma soprattutto gli organismi a portamento eretto come le gorgonie (che sono antozoi) con le loro spettacolari forme e i loro magnifici colori, i coralli, in particolare il corallo rosso, e le madrepore. Le cavità scavate dai biodistruttori, inoltre, servono come rifugio a cefalopodi e pesci. Tra le funzioni del coralligeno, infatti, vi è anche quella di nursery per i giovanili di tante creature marine, che hanno la possibilità di diventarvi adulte e anche di riprodurvisi.
Il coralligeno svolge un ruolo prezioso e importante nel ciclo del carbonio, dunque dal punto di vista ecologico. E la sua salute è indicativa della salute complessiva del mare, perché i suoi delicati equilibri risentono e possono essere messi a rischio dalle varie forme di degrado ambientale: l’eutrofizzazione che riduce la trasparenza dell’acqua, incidendo sulla fotosintesi delle alghe; gli ancoraggi che distruggono meccanicamente parti delle strutture uccidendone gli abitanti; l’aumento della temperatura del mare, che sconvolge le condizioni di vita di animali e vegetali. Il fenomeno dell’acidificazione dei mari, poi, ha un effetto pesante sia sugli organismi calcarei che formano il coralligeno sia sulle strutture già esistenti e già consolidate. Tutti temi e problemi al centro dell’attenzione del mondo della ricerca, che sta approfondendo l’impatto del cambiamento climatico e dell’incremento di CO2 nell’atmosfera sugli habitat e sulle specie marine.