Ci erano voluti dieci anni, dalla prima comparsa nel Mediterraneo orientale, perché arrivasse nel mare italiano, a Lampedusa.

E da allora, era il 2013, ha impiegato altri dodici anni per risalire l’Adriatico, fino ad arrivare in Croazia, dove è stato appena rinvenuto un esemplare maschio adulto nel punto più a nord tra quelli in cui finora era stato segnalato il Pesce palla argenteo o maculato (Lagocephalus sceleratus). Un altro alieno lessepsiano che non ferma la sua avanzata alla conquista del Mare Nostrum e che non è affatto benvenuto, considerato che si tratta di una specie tossica, che non porta alcun vantaggio all’ecosistema, anzi il contrario.

Come le altre circa duecento specie di pesci palla, anche l’”argentato” è originario degli oceani Pacifico e Indiano, dove vive nelle barriere coralline e lungo le coste. E il Lagocephalus sceleratus è accomunato alle altre dalla dotazione di una sostanza velenosa, la tetradotossina, da cui il nome della famiglia dei Tetraodontidae, che è tossica cento volte di più del cianuro. Ha provocato, infatti, numerosi casi di intossicazione e finanche di morte nel Mediterraneo orientale da dove è iniziata l’inesorabile espansione del palla, arrivato dal Canale di Suez.

Si tratta di un animale decisamente blindato contro ogni potenziale predatore: pesce osseo, con una testa grossa e grandi anche gli occhi, una sola pinna dorsale, privo di squame, ma dotato nel ventre e sul dorso di aculei, che restano aderenti al corpo e che quasi non si notano quando l’animale è tranquillo. Si sollevano, pronti a procurare danni all’avversario, solo quando il pesce si gonfia, con la modalità difensiva che più identifica gli appartenenti a tutta la famiglia: incamera dalla bocca acqua di mare, che spinge in un diverticolo fino a un sacchetto chiuso presente nello stomaco. Quando si gonfia, fuoriescono anche gli aculei, che lo rendono indigesto e pericoloso anche per gli squali.

La sostanza tossica è presente nelle interiora, ma rende velenosa ogni parte del corpo, anche dopo una normale cottura. Perciò, il palla è pericoloso anche per l’uomo sia al contatto con qualsiasi parte del corpo sia se viene ingerito, fatta eccezione per una tecnica di cottura messa a punto per renderlo commestibile e utilizzata dai Giapponesi, che sono gli unici a mangiarlo e a considerarlo anche una prelibatezza gastronomica. In Italia, il consumo di pesce palla è proibito espressamente dal 1992 ed è richiesto ai pescatori, in caso di cattura accidentale, di isolarlo subito dal resto del pescato.  

Altra parte pericolosa del pesce palla è la bocca. Per potersi nutrire di pezzi di corallo, di crostacei e di molluschi, ha denti fortissimi che gli permettono di rompere e sminuzzare carapaci, conchiglie e strutture coralline. Perciò, se pensa di essere attaccato, può anche mordere l’uomo, provocandogli danni irreparabili agli arti. Comunque, tra le prede del pesce palla ci sono anche vermi e spugne e per poterli estrarre dalla sabbia, provoca un forte getto d’acqua che lo facilita nella cattura.

Il pesce palla argenteo o maculato come quello catturato nell’alto Adriatico, in particolare, ha un corpo oblungo ed è di colore argentato con delle macchie nere sul dorso.

Per consentire di tenerne sotto controllo l’espansione, fondamentale è la collaborazione dei pescatori che, in caso di cattura, sono invitati a fotografare gli esemplari e a comunicarlo tempestivamente all’Ispra. 

In ogni caso, chiunque avvisti un pesce palla, può segnalarlo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..