Lottare per affermare la propria verità come assoluta, come definitiva, è un’abitudine profondamente radicata nell’essere umano… Eppure, se ciò che chiamiamo “verità” ha davvero valore, perché dovrebbe essere protetta, tutelata o imposta? Una verità che dipende dalla nostra difesa per esistere è forse ancora tale o è solo una nostra costruzione?

La Verità autentica non teme il dubbio, né il confronto. È resistente al tempo, alle mode, persino alle interpretazioni. È silenziosa, ma non muta. Resta immobile mentre tutto il resto si agita. Non ha bisogno di paladini, perché non è minacciata dall’opinione.

L’errore, il falso, la menzogna: questi sì, necessitano di continue giustificazioni, di grida, di maschere. Sono fragili e lo sanno.

La Verità si comporta più come una presenza che come un’argomentazione. Non si offre per vincere, ma per essere riconosciuta. E chi la incontra, spesso lo fa non quando la cerca per imporsi, ma quando si disarma, quando smette di combattere per “aver ragione” e comincia a desiderare solo di comprendere.

Perciò, forse non siamo chiamati a difendere la Verità, ma a viverla. A lasciarla parlare attraverso la coerenza, la trasparenza e il silenzio dell’anima che non ha più bisogno di persuadere.

E lì, solida come una montagna che non si muove anche se le persone litigano sul sentiero per salirci, la Verità è come la luce del sole dietro le nuvole, che può essere oscurata per un po’, ma non spenta.

Chi la cerca con onestà, la trova. Chi la combatte, si logora da solo.

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