Stavo pulendo i vetri della camera di mio figlio.
Erano offuscati da mesi di polvere, ditate, piccoli schizzi lasciati dal tempo e dalla vita quotidiana.
Quando ho finito, la luce è entrata con forza, come se avesse atteso proprio quel momento per farsi spazio.
Mio figlio ha guardato fuori e ha detto, con meraviglia sincera:
“Finalmente vedo tutto chiaramente!”
Quelle parole mi hanno attraversata come un soffio.
Mi sono rimaste dentro, come se non fossero rivolte solo al mondo fuori dalla finestra,
ma anche, e soprattutto, a qualcosa di più profondo.
Ho pensato a quante “polveri” si depositano su di me, giorno dopo giorno.
Sul mio corpo, quando lo trascuro; nelle mie abitudini, quando vivo in automatico;
sulla mia mente, quando lascio che pensieri stanchi e modelli preconfezionati parlino al posto mio.
Come i vetri, anche io ho bisogno di essere pulita.
Di liberarmi dal superfluo, di alleggerire il corpo, nutrirlo con rispetto,
ma soprattutto di svuotare la mente da ciò che non mi appartiene più.
È solo quando il rumore si placa,
quando lascio cadere le vecchie convinzioni come foglie secche,
che dentro di me si apre uno spazio limpido.
Uno spazio in cui la realtà torna ad apparire nella sua verità semplice,
e ogni cosa brilla di una luce nuova.
In quel momento ho capito che la chiarezza non è mai fuori da me,
è uno stato dell’anima.
Non la conquisto afferrando di più, ma lasciando andare.
E forse, un giorno, dopo questa silenziosa pulizia interiore, anch’io potrò guardare attraverso i miei vetri invisibili e sussurrare, con la stessa meraviglia di mio figlio:
“Finalmente vedo tutto chiaramente”.