La mia piantina è sofferente.

Noto piccoli insetti neri che si muovono veloci: un brulichio silenzioso, quasi invisibile, capace di indebolire ciò che amo.

Sentito subito nascere in me il desiderio di salvarla.

Con cura, inizio a cercare un modo per liberarla da quelle minuscole presenze,

come se la mia piantina fosse fragile e indifesa, come se avesse bisogno di me per continuare a esistere.

Ma mentre osservo, la scena cambia.

Tra le foglie scorgo un minuscolo ragno.

Si muove con calma, sicuro, trascinando uno di quegli insetti neri nella sua tela invisibile.

Non con rabbia, non con fretta: semplicemente seguendo ciò che era.

Il predatore e la preda, entrambi parte della stessa danza.

E comprendo.

Quello che ai miei occhi è un problema, per la Vita è solo equilibrio.

Ogni creatura ha il suo posto, ogni gesto un senso.

Non c’è nessuno da salvare, perché nulla è davvero in pericolo.

La Vita non ha bisogno della mia ansia di proteggere, ha solo bisogno che io impari a guardare senza voler correggere.

Lascio il ragno continuare il suo lavoro.

Lascio la piantina respirare nel suo piccolo mondo,

fatta di luce, linfa, lotte silenziose e minuscole vittorie quotidiane.

In questo silenzio sento nascere una fiducia nuova:

la Vita, nella sua perfezione misteriosa,

sa sempre cosa fare.