La mia “bambina interiore”, fragile, sensibile e autentica, conserva memorie emotive, ferite e bisogni insoddisfatti delle prime esperienze di vita, legate all’infanzia.

Lo riconosco e prendo consapevolezza delle emozioni e dei vissuti che ho, talvolta, represso o ignorato, nel tentativo di adattarmi alle richieste dell’ambiente esterno. Queste parti ferite continuano a influenzare il mio presente, condizionano i rapporti affettivi, la percezione di me stessa e la capacità di affrontare le difficoltà. La rabbia, la tristezza, la paura o il senso di inadeguatezza, che a volte mi assalgono senza una causa apparente, sono spesso il linguaggio attraverso cui la mia bimba interiore chiede attenzione e cura.

Concedo finalmente ampio spazio e voce a ciò che provo, senza giudizio e senza vergogna, e mi permetto di sentire il dolore, la vulnerabilità o il bisogno di amore e di protezione e comincio un dialogo autentico con me stessa. Con coraggio rivivo turbamenti che sono stati fonte di sofferenza e l’incontro con le ferite diventa processo di guarigione.

Ho cura della mia bambina interiore e le offro ciò che un tempo le è mancato: accoglienza, ascolto e comprensione. Imparo a nutrire le mie parti più sensibili con gesti concreti di gentilezza e di auto-compassione e sviluppo un rapporto più amorevole e meno critico con me stessa e la sofferenza si trasforma in forza interiore e resilienza.

È un percorso continuo di ascolto e di riconciliazione con le radici emotive.

È riscoprire la mia essenza più pura e integra.

 

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