Vivo in un mondo che misura il valore delle persone in base a quanto guadagno, quanti titoli ho conquistato, quanti follower mi seguono. Tutto deve avere una direzione precisa, un obiettivo da raggiungere, una vetta da scalare.
E se smetto di correre? Quando mi concedo il diritto di non dover diventare niente di straordinario, ma semplicemente di vivere?
“Non ho bisogno di essere una campionessa del mondo, non ho bisogno di essere nessuno: ho la sola necessità di fare ciò che, di volta in volta, il momento mi richiede” è una dolce ribellione. Prendo una posizione radicale in un’epoca di iperprestazione. Sposto il baricentro dal fare all’essere, dal domani all’oggi, dal successo al significato.
Presente, momento per momento, ascolto, sento il peso di un respiro, assaporo un silenzio. Mi fermo e mi accetto senza filtri. “Mi basto” anche se non ho un titolo, anche se non primeggio, anche se non vengo celebrata.
Una piena responsabilità dell’attimo in cui si nasconde l’immensa forza del cogliere la bellezza fugace della vita, di relazioni vere e del prendersi cura di sé e degli altri in modo sincero.
Non ho bisogno di essere una campionessa del mondo. Non devo dimostrare nulla a nessuno. Non ho bisogno di un’etichetta che mi definisca o di un palcoscenico che mi esalti. Sono presente. Qui. Adesso, con tutti i miei limiti e tutte le mie meraviglie.
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