Gli ultimi metri mettono alla prova ogni fibra del mio corpo. Vicina alla vita eppure così lontana, l’aria inizia davvero a mancare, succede qualcosa di paradossale. Il corpo, in preda alla fame d’ossigeno, urla: “Affrettati! Accelera!”

Non cedo all’istinto: rischio un blackout. Sono ad un passo dall’aria, ma rallento. Sono tranquilla. Mi fido del mio ritmo interiore e risalgo con calma…

… Come nella vita...

Giorni, periodi in cui mi sento sommersa. Gli impegni, le responsabilità, i pensieri mi schiacciano come fosse acqua sopra la testa. Mi manca l’aria e comincio ad affannarmi. Corro da una cosa all’altra, prendo decisioni frenetiche, cerco soluzioni lampo pur di “riemergere” da tutto ciò che mi opprime. E questa agitazione mi allontana da ciò che serve davvero. Mi porta fuori rotta. Mi esaurisce. Mi spegne.

Apnea Maestra…

Nei momenti difficili, quando mi sembra di non avere più fiato, non corro più: rallento.

Rallento e divento lucida.

Rallento e non spreco le ultime energie in azioni disordinate.

Rallento ed acquisisco discernimento, intuendo bene con chiarezza e forza.

Non è debolezza. È ascolto. È coraggio.

Sotto pressione, rallento e la superficie mi accoglie con dolcezza.

In apnea e nella vita non riaffiora chi va più veloce, ma chi resta calmo nel caos.

Quando mi manca l’aria, quando sembra tutto troppo, la via d’uscita c’è e la trovo solo se smetto di lottare e comincio a fidarmi.

Rallento. Risalgo. Respiro. Sono più vicino di quanto credo.

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