Si era ancora nel dopoguerra, quando lo scarico delle acque di sentina di qualche nave proveniente dall’Oceano Atlantico affidò al Mediterraneo una nuova specie di granchio che nessuno conosceva. E di cui ancora a lungo si sarebbe ignorata la presenza nella laguna di Grado, in Alto Adriatico, dove era comparso per la prima volta nel lontano 1949. Nulla lasciava presagire allora e neppure nei decenni seguenti che il Granchio blu, nome scientifico Callinectes sapidus, settant’anni dopo si sarebbe rivelato un vero e proprio flagello, capace di stravolgere interi ecosistemi e di annientare una delle specie animali di cui è predatore, la preziosa vongola dalla quale dipende l’economia di tante aree della costa adriatica.
Dopo tanti anni di silenziosa, anonima presenza nelle lagune dell’Italia nord-orientale, riconosciuto solo nel 1993 ma ancora apparentemente innocuo, il granchio nuotatore, come pure viene chiamato, ha iniziato a moltiplicarsi in modo esponenziale a partire dal 2010, dando inizio a una diffusione velocissima, che lo vede ora stanziale in quasi ogni parte d’Italia, anche se i danni maggiori li sta facendo nell’Adriatico tra Friuli, Veneto ed Emilia-Romagna. Una proliferazione incontrollabile da ricondurre all’innalzamento delle temperature a terra e a mare, che hanno portato al livello massimo la prolificità della specie. Originaria dell’Oceano Atlantico occidentale, dove è presente dalla costa statunitense fino all’Argentina, e in particolare nel Golfo del Messico. Orami insediata, tuttavia, oltre che nel Mediterraneo, anche nel Mar Baltico, nel Mar Nero, nel Mare del Nord e nel Mar del Giappone.  Un areale immenso, che si incrementa a vista d’occhio.
Crostaceo della famiglia Portunidae, il granchio blu si identifica anche nel nome con la sua colorazione più vivace e appariscente, il blu di alcune parti delle zampe e delle chele, nelle sole parti laterali per tutti gli individui e per i maschi anche nelle punte, che invece nelle femmine sono di uno squillante rosso aranciato. Altro elemento di dimorfismo sessuale è la forma dell’addome: nel maschio somiglia a una T, nelle femmine adulte è ovale rotondeggiante e triangolare nelle giovani. Come tutti decapodi, anche il granchio blu ha cinque paia di zampe di cui l’ultimo paio posto anteriormente, più lungo degli altri quattro, è trasformato in chele.
Il corpo del maschio raggiunge i venticinque centimetri di larghezza, quello della femmina, più piccolo, i venti. E la larghezza è il doppio della lunghezza. Il carapace presenta sia nella parte anteriore che in quella laterale nove paia di denti, di cui il più posteriore è allungato a formare una spina. Due denti triangolari sono pure sulla fronte.
 
Prolifico e capace di vivere nelle più varie condizioni

Il granchio blu vive in media tre o quattro anni, al massimo può raggiungere gli otto.  Ha una grande capacità di adattamento sia alle temperature - dai 5 ai 35 gradi - sia al grado di salinità delle acque: da quelle più dolci degli estuari dei fiumi, a quelle più saline delle lagune e del mare, fino ad acque fortemente salate. I maschi preferiscono acque meno salate, le femmine più salate come i neonati. I granchi popolano habitat sabbiosi e fangosi, ma nella fase giovanile crescono al sicuro nelle praterie di fanerogame marine. La capacità di adattamento si riscontra anche nell’alimentazione, visto che è un animale onnivoro, che si nutre di alghe, di crostacei, anellidi, piccoli pesci e perfino di insetti. Ma apprezza particolarmente i bivalvi, tra cui cozze, ostriche e vongole. Nei casi di forte affollamento e di riduzione di altre prede, è normale il cannibalismo di esemplari adulti e più grandi rispetto ai piccoli.
La specie è straordinariamente prolifica. Anche se le femmine si accoppiano solo una volta nella vita, dopo l’ultima muta, mentre i maschi più volte. Ogni femmina depone dalle settecentomila agli otto milioni di uova e lo fa spostandosi in tratti di mare con maggior livello di salinità, perché è la condizione ideale per le larve che nascono dopo il periodo di incubazione della durata tra i quattordici e i diciassette giorni.
La grande capacità riproduttiva del granchio blu, unitamente alla varietà di condizioni in cui gli è possibile vivere anche nel Mediterraneo, hanno fatto sì che questo granchio alieno riuscisse a insediarsi stabilmente in aree costiere sempre più ampie e con popolazioni sempre più numerose, che i predatori naturali – pesci, tartarughe marine e uccelli – non riescono a contenere. E vale anche per il predatore principale, ovvero l’uomo, tanto che ormai gli eserti concordano sull’impossibilità di eradicare ormai il granchio blu dal nostro mare.
Eppure, si tratta di una specie che rappresenta un problema sempre più serio per l’impatto estremamente distruttivo che ha sull’ambiente. Dove si moltiplica il granchio arriva il deserto, vista la voracità con cui annienta le specie di cui si nutre, colpendo in particolare gli allevamenti di vongole in Adriatico. Negli ultimi anni, i granchi hanno determinato una riduzione di oltre il 70 per cento della produzione di vongole nel Delta del Po, infliggendo un colpo durissimo all’intero comparto economico e all’occupazione che vi ruota intorno.
Per cercare di contrastare l’emergenza granchio blu sono stati previsti investimenti specifici, mirati a sostenere gli allevatori/pescatori di vongole e a finanziare ricerche sui granchi e azioni specifiche di contrasto. Il tentativo di contenere la moltiplicazione dei crostacei, trasformando essi stessi in un prodotto commerciale per il consumo umano, non ha avuto i risultati sperati. Se, infatti, il granchio è considerato una leccornia nei Paesi atlantici di cui è originario, in Italia e in Europa non ha avuto finora altrettanto successo. Per cui la perdita delle produzioni di vongole non è stata compensata dalla commercializzazione dei granchi, come si auspicava.
Tra le ipotesi di contrasto alle quali si continua a lavorare, vi è la ricerca di predatori naturali in grado di contenere le popolazioni in crescita. E le notizie più recenti segnalano con interesse la possibilità che il polpo comune (Octopus vulgaris) possa diventare un efficace nemico, in grado di ripristinare un minimo di equilibrio lì dove il crostaceo blu lo ha compromesso. Riuscirà a portare a buon fine l’impresa, il campione dai lunghi tentacoli?