La verità è un orizzonte plurale
Una discussione, un conflitto o semplicemente un confronto di idee e ogni interlocutore porta con sé un proprio punto di vista, frutto della sua esperienza, della sua sensibilità e della sua posizione “esistenziale”. Ciascuno osserva lo stesso paesaggio da un’altura diversa: ognuno vede la sua porzione di verità, ma nessuno, dal proprio livello, può abbracciare l’intero panorama.
Nelle liti o nei dibattiti, tendo a difendere la mia prospettiva come l’unica giusta, non perché sia necessariamente cieca alla ragione altrui, ma perché il mio “orizzonte” mi porta a vedere la questione da un angolo preciso e spesso limitato. Due persone possono avere ragioni entrambe valide, ma parziali: colgo aspetti che l’altro ignora e viceversa.
Supero questa frammentazione solo con un atto di “elevazione”. Sollevandomi al di sopra delle singole posizioni, mettendo da parte l’orgoglio, l’ego e la volontà di prevalere, posso contemplare l’insieme della situazione e comprendere come ogni verità parziale si inserisca in un quadro più complesso. Empatia, apertura mentale, spirito critico, ascolto sincero e riconosco i limiti del mio sguardo, accettando il mondo con le sue molteplici sfumature.
E’ un variopinto mosaico in cui ogni tessera è indispensabile per vedere l’immagine complessiva, ma nessuna da sola basta.
Calma, respiro e mi elevo al di sopra delle singole visioni, così da coglierne la polivalenza, in un equilibrio profondo e inclusivo.
La più alta sfida del pensiero e della convivenza umana: integrare le differenze in una visione ampia e armonica.

