Oggi ho fatto qualcosa che da tempo mi porto dentro: ho scritto al mio capo, dicendogli che voglio andarmene.
Le parole escono come un sussurro deciso, ma dentro di me sono un urlo. Ricevuto il messaggio, mi chiama. La sua voce è calma, ma affilata: "È già la seconda volta che vuoi andartene", mi dice, "Forse allora il problema sei tu…".
Vacillo, sento il peso del giudizio: mi sento in colpa, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato, come se stessi deludendo qualcuno. Come se cercare una strada diversa fosse un tradimento… Perché?
È strano quanto pesi lo sguardo degli altri. Quanto possa farmi dubitare anche delle mie verità più intime. Non è solo il capo a parlarmi: è un'intera cultura del “non si molla”, del “bisogna essere grati”, del “si fa carriera, non si torna indietro”.
Ho scelto, invece, di fermarmi e di iniziare qualcosa di nuovo. Ho scelto per me.
Fino ad ora ho vissuto inseguendo un ruolo, un prestigio, uno stipendio. Riconoscimento, status, sicurezza. Tutte cose che non rinnego. Mi sono piaciute, mi piacciono, ma c’è una parte di me che da tempo bussa, che chiede altro.
Non succede tutto d’un tratto. È un lento accumulo. Giornate piene, ma vuote; risultati che non so più per chi sto raggiungendo; successi che sembrano non bastare mai. Mi accorgo che quello che voglio è diverso: più spazio ai valori, alle relazioni vere, alla condivisione. Non solo ottenere, ma sentire. Non solo fare: Essere.
Avanzo un passo dopo l’altro, camminando a braccetto con la paura e non so cosa mi porterà questo cambiamento. Non ho certezze, non ho una visione chiara. La testa rumoreggia ancora in cerca di risposte, ma ho dato voce alla mia anima. Una parte di me ha scelto: Amore per la Vita.
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