Ė il “segreto” naturale della colorazione rosso-rosata dei fenicotteri.

artemiaUn minuscolo animale di quello stesso colore, le cui ridotte dimensioni sono inversamente proporzionali alla sua presenza sulla terra. Infatti, è di appena un centimetro la lunghezza massima di un esemplare adulto di Artemia salina, la specie che è comparsa sul pianeta nel Triassico, dunque ben cento milioni di anni fa, quando ad abitare il pianeta c’erano anche i dinosauri. E da allora il piccolissimo crostaceo, unico rappresentante del genere Artemia e della famiglia Artemiidae, ha conservato le sue principali caratteristiche morfologiche, grazie alle quali ha avuto la capacità di adattarsi alle più varie ed estreme condizioni ambientali e di diventare un vero e proprio modello di resilienza nel regno animale.

Artemia vive in ogni parte del globo, dunque è una specie cosiddetta cosmopolita, tranne che negli oceani, e sopravvive tra i 5 e i 40 gradi in acque da quasi dolci a salatissime, avendo come habitat gli stagni costieri più o meno salmastri e le saline, da cui deriva l’epiteto del suo nome scientifico “salina”. I luoghi più sicuri, giacchè l’elevata salinità ne tiene lontani gran parte dei potenziali predatori. Ma più comunemente, a causa del suo aspetto, è noto come scimmia di mare

Nel corpo si distinguono la testa, munita di tre occhi e di quattro antenne; il torace con undici arti e una serie di lamelle, che gli consentono di respirare, ma anche di liberarsi del sale in eccesso introdotto con l’acqua da cui filtra le sostanze nutritive, e l’addome quasi trasparente da cui si intravede l’intestino. La specie presenta un notevole dimorfismo sessuale, giacchè i maschi hanno la mandibola più grande. Altra caratteristica della specie, per facilitare la nutrizione attraverso l’acqua, è il nuoto con il dorso verso il basso.

Essendo estremamente piccoli, si nutrono di batteri, di fitoplancton e di tutti i possibili nutrienti che non superano la dimensione di 50 micron. Ed è proprio dal cibo che deriva il loro particolare colore tra il rosa e l’arancio, poichè la piccola alga verde Dunaliella salina (che vive anch’essa negli stessi habitat con alta percentuale di salinità) di cui si nutrono, produce betacarotene. La sostanza che poi finisce nell’alimentazione dei fenicotteri che, a loro volta, si cibano di Artemia. La più o meno pronunciata colorazione rosa o rosso-aranciata dei trampolieri che popolano gli stessi ambienti salmastri dipende, infatti, dalla percentuale di Artemia presente nella loro dieta: tanti più crostacei inghiottono, tanto più sgargianti sono le colorazioni delle zampe, del becco e del piumaggio che li rende inconfondibili nella loro bellezza.

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I crostacei Artemia hanno una durata di vita intorno ai settecento giorni, durante i quali conoscono diverse fasi larvali, prima di diventare adulti e, quindi, di entrare nella fase riproduttiva, che è un altro elemento fortemente caratteristico della specie. Artemia si riproduce per via sessuale a temperature tra i 20 e i 35 gradi ed è necessario che vi sia acqua negli specchi d’acqua in cui vive. Quando questa condizione viene meno, per l’evaporazione dell’acqua e in periodi di prolungata siccità, negli stagni asciutti l’Artemia si riproduce per partenogenesi, deponendo delle cisti, ovvero delle uova dal guscio molto particolarmente resistente, che restano “in sospeso” anche per lunghi periodi (criptobiosi), addirittura fino a dieci anni, pronte a schiudersi non appena le condizioni ambientali tornino a essere favorevoli.  Dalle uova nascono delle larve dette nauplii di pochi millimetri, che traggono nutrimento dal sacco vitellino e, dunque, possono restare in vita senza l’apporto di altre sostanze nutrienti per due o tre giorni dalla schiusa. I nauplii sono preda di numerose specie di animali marini, che svolgono una notevole selezione degli organismi prima che si sviluppino nelle successive fasi larvali. Inoltre, quando si verifica una emergenza riproduttiva, per i più vari motivi, si può anche riprodurre per via asessuata. 

La versatilità di questa specie, la sua enorme capacità di resilienza nell’adattarsi alle più varie condizioni ambientali in cui si trova a vivere, anche le più estreme e meno favorevoli, ne ha fatto l’animale totemico delle popolazioni aborigene dell’Australia.