Sono piccoli animali marini. Estremamente piccoli. Eppure, rivestono un’importanza enorme e senza pari nei complessi e delicati equilibri ecologici degli oceani. E dunque dell’intero pianeta, considerato che la distesa blu ne occupa oltre il 70 per cento della superficie.

Sono conosciuti in tutte le lingue con il nome di Krill,    che in norvegese significa “piccolo pesce”. Anche se non sono pesci, ma crostacei, che appartengono all’ordine Euphausiacea, suddivisi in una novantina di specie, presenti fino ai 2000 metri di profondità in tutti i mari del mondo. Tuttavia, sono prevalentemente diffuse nei mari freddi, polari, in particolare nel Mar Glaciale Antartico. Ė quello l’areale dell’Euphasia superba, la specie più consistente tra tutte, che è anche l’organismo animale più numeroso sulla Terra. Una popolazione stimata tra i 300 e i 500 milioni di tonnellate, formata da miliardi di piccoli esemplari che raggiungono al massimo i 70 millimetri di lunghezza. Altre specie possono arrivare anche a una quindicina di centimetri. Si tratta in ogni caso di organismi che fanno parte del macroplancton.

L’animale singolo è un crostaceo trasparente. Presenta un esoscheletro in cui si distinguono il cefalotorace, formato dalla testa e dal torace, che contiene gli organi interni, ben visibili all’esterno, e l’addome. Sulla testa vi sono due antenne. Gli occhi hanno caratteristiche diverse nelle varie specie, in alcuni casi possono adattarsi al livello di luminosità dell’ambiente in cui si trovano. Al torace corrispondono alcune paia di arti, di numero diverso a seconda delle specie. Arti conformati in modo da filtrare dall’acqua gli elementi di cui si nutre l’animale, ovvero diatomee e alghe di fitoplancton. Altra particolarità del krill è la presenza di branchie esterne.

Durante la sua vita, che dura un paio d’anni ma forse anche di più in base a studi recenti, il crostaceo subisce diverse trasformazioni, legate alla rigenerazione dell’esoscheletro, man mano che l’esemplare cresce. Ad ogni muta, a cui corrisponde l’accrescimento dell’addome con l’aggiunta di un nuovo segmento, l’esoscheletro ormai troppo piccolo si apre, lasciando spazio al nuovo che si è formato al di sotto di esso e che inizia subito a indurirsi. Da quando la larva nasce dall’uovo si susseguono diverse mute, fino al raggiungimento dello stadio adulto. Per alcune specie si arriva anche a dieci mute, mentre sono sei quelle dell’Euphasia superba.

Quest’ultima è considerata la specie chiave dell’ecosistema antartico, dove rappresenta la principale fonte di cibo per la maggior parte delle specie animali che vi vivono. Dai grandi cetacei come le balene alle foche, dagli uccelli marini ai pesci, dai pinguini ai calamari, che sono a loro volta cibo per altre specie come i capodogli. E così la vita della balena azzurra, il più grande animale sulla Terra, dipende dal piccolissimo crostaceo trasparente. 

Ė molto ricco di nutrienti, il krill: proteine perlopiù, oltre a vitamine, oligoelementi e omega 3. Per questo è sempre più largamente utilizzato come ingrediente dei mangimi usati negli allevamenti ittici, ma anche nella produzione di integratori ad uso umano e finanche cosmetici, per il potere antiossidante dell’olio che se ne ricava. Tutto ciò ha fatto crescere negli anni in modo esponenziale la domanda di krill e, quindi, le quantità prelevate nei mari del mondo. Perdipiù con metodi di    pesca sempre più impattanti che mettono a rischio la risorsa, nonostante le enormi quantità di krill presenti soprattutto nell’oceano antartico. E infatti è stata registrata negli anni recenti una riduzione di krill, sulla quale, oltre all’eccesso di pesca, si stanno studiando gli effetti dell’acidificazione dei mari e dell’incremento delle temperature legato al cambiamento climatico.

Eppure, è dal 1982 che la Convenzione per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide (CCAMLR) stabilisce un limite massimo annuale di 620 tonnellate di krill prelevabile in quell’area. Limite che non corrisponde più alle dimensioni attuali delle catture, tanto che si stanno studiando a livello internazionale nuove regole e si sta investendo nel monitoraggio delle popolazioni di krill per verificarne nel tempo la consistenza, nella consapevolezza del valore fondamentale e irrinunciabile del piccolo gamberetto per l’ecosistema marino nel mondo.

L’enorme biomassa rappresentata dal krill antartico e degli altri oceani, oltre al ruolo determinante nella catena trofica, contribuisce anche al controllo della CO2, giacchè ne assorbe un quantitativo corrispondente a 20 milioni di tonnellate all’anno. Un altro prezioso contributo del krill alla salute del pianeta che va assolutamente salvaguardato.

Intanto la scienza è venuta a capo, dopo molti anni di ricerche, del “mistero” della ricostruzione del DNA del krill. E si è accertato un altro record: al piccolissimo crostaceo corrisponde un genoma quindici volte più grande di quello dell’uomo.