Ė un modo antico e gustoso di consumare pesci poveri e con scarso valore commerciale da parte dei pescatori di Porto Cesareo, nelle pause delle lunghe battute di pesca, lontano da casa.
Non a caso, in dialetto la ricetta è nota come “quatàra ti lu pescatore” o alla cisarola. Era un piatto usato specialmente in estate, quando, trovandosi in navigazione, i pescatori scendevano a terra per approntare un pasto veloce a base di quanto avevano recuperato nelle reti. Compresi i pesci invendibili, perché rovinati, i pesci chiattisciati, che erano considerati i più saporiti ed entravano di diritto nella ricetta della zuppa cotta nella quatàra, ovvero una capiente pentola di rame con stagnatura interna. Acceso il fuoco con i rami trovati sul posto, nella pentola si metteva olio di oliva con una cipolla tagliata a fette sottili da far rosolare e, appena imbiondita, si aggiungeva la salsa in bottiglia portata da casa o una manciata di pomodorini freschi di stagione. Poi, a seconda delle esigenze di cottura, si calavano prima le seppie, poi i granchi e le cicale di mare, a seguire i pesci, a cominciare da tracine, pesci bianchi, tranci di grongo e di murena, scorfani e, per ultimi, ghiozzi, tordi e triglie. Per la cottura si usava in parte acqua dolce, ma anche acqua di mare. Una decina di minuti sul fuoco e la zuppa, sintesi della varietà di specie ittiche del mare del Salento, era pronta da gustare come piatto unico e sostanzioso durante una faticosa giornata di lavoro. Riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale dalla Regione Puglia, la zuppa di pesce di Porto Cesareo è ancora protagonista di feste di piazza e di sagre nella località salentina, oltre a essere uno dei piatti tipici da far conoscere e apprezzare ai turisti.