Ė un mare sacro. Fortemente legato alla cultura e alla spiritualità dei nativi delle Hawaii nord-occidentali, per i quali il rapporto con la natura riveste un ruolo fondamentale.
Ed è stata proprio una delegazione degli abitanti delle isole a chiedere e ottenere nel 2016 dall’allora presidente Obama l’ampliamento del Papahanaumokuakea Marine National Monument, facendolo diventare la più grande Area Marina Protetta al mondo. Primato di breve durata, a causa dell’istituzione della riserva antartica del Mare di Ross poco tempo dopo, ma quella hawaiana che si estende per oltre 1 milione e mezzo di chilometri quadrati, resta una delle aree protette a mare più grandi al mondo, pari a tutti le aree protette terrestri degli Stati Uniti. Un gigante oceanico che dal 30 luglio 2010 è stato dichiarato parte del Patrimonio Unesco per il suo straordinario valore ambientale.
Un valore testimoniato dalla lunga storia di protezione che riguarda quella parte di Oceano Pacifico. Le isole Hawaii nord-occidentali, infatti, furono poste sotto particolare tutela più di un secolo fa, nel 1909 dal presidente Roosevelt. Poi un primo intervento di salvaguardia della barriera corallina dal presidente Clinton e nel 2006 l’istituzione da parte del presidente George W. Bush del Monumento nazionale, che contava allora soltanto 362.073 chilometri quadrati. Significativo anche il nome prescelto, Papahanaumokuakea, che fa riferimento alla dea Papahanaumoku, la Madre Terra degli Hawaiani e al dio Wakea, Padre del cielo, creatore del sole, della luna e della pioggia.
Sebbene molto vasto, il Monumento, dove peraltro era consentita la pesca su larga scala, non rispondeva secondo i nativi alle esigenze di una efficace tutela dei preziosi ecosistemi del loro mare. Di qui la richiesta pressante al presidente Obama, hawaiano di nascita, di ampliare il Monumento prima della fine del suo mandato. Provvedimento adottato nel 2016, che quadruplicò la riserva originaria, portandola all’estensione attuale, che corrisponde ad oltre il 90 per cento del mare protetto degli Stati Uniti. Oltre alle dimensioni, la novità del 2016 è stato il divieto di pesca industriale e di estrazione di minerali. Nell’area sono consentiti solo la pesca ricreativa e il prelievo di pesce a scopi rituali e legati alle tradizioni dei nativi, oltre alle attività di ricerca scientifica. Per le sue caratteristiche peculiari, infatti, quell’ampia parte di mare, che dalle isole si estende fino a 320 chilometri al largo, si presenta anche come un ideale laboratorio naturale per lo studio dell’acidificazione del mare e per gli effetti dell’aumento delle temperature e, dunque del cambiamento climatico, sulla barriera corallina e sugli habitat del mare profondo, con tutte le specie marine collegate.
La barriera corallina e gli habitat profondi
Il Monumento comprende un mare con isole vulcaniche, atolli, barriere coralline, lagune, settantacinque montagne sommerse e caratteristiche geomorfologiche uniche. Come unica è la diversità biologica del mare costiero e del mare profondo con oltre settemila specie. Tra quelle che dovrebbero trarre beneficio dalla tutela, ci sono i tonni, principale obiettivo della pesca industriale precedente alla creazione della no take zone, il pescespada (Xiphias gladius), la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), squali, la tartaruga marina verde (Chelonia mydas) nella lista delle specie a rischio di estinzione, la foca monaca hawaiana (Neomonachus schauinslandi) simbolo dello Stato delle Hawaii e il rarissimo corallo nero (Anthipatella subpinnata), le cui popolazioni raggiungono anche qualche migliaio di anni.Non meno importante è la salvaguardia che il Monumento garantisce alle tante specie di uccelli marini che vivono in quella parte del Pacifico e che hanno nell’atollo di Kure un santuario dell’avifauna marina dello Stato di Hawaii.
Fa parte dell’Area Marina anche il gruppo delle isole Midway nel cui mare si combattè la battaglia navale del 1942 tra la flotta statunitense e la giapponese.
Il Monumento è gestito come altre aree protette statunitensi dalla National Oceanic and Atmospheric Administration.