Adoro avere spazi e nicchie nude, parti incomplete, perché mi riempiono di stimoli, di voglia di occuparli o solamente di osservarli e di immaginare con quanti oggetti diversi e colorati, con quante possibilità posso, oggi o domani, perfezionarli.
Uno spazio vuoto è magico. Non è assenza, ma attuabilità. Angoli nudi, pareti spoglie, scaffali ancora senza libri o mensole prive di ornamenti mi danno la sensazione di potere sempre iniziare qualcosa di nuovo, come se ogni giorno fosse un’occasione per aggiungere un dettaglio, un colore.
Le parti incomplete non mi trasmettono ansia o fretta di riempirle, anzi: mi fanno compagnia così come sono. Le guardo e nasce l’intuizione. Immagino un vaso, un quadro, una pianta che cresce piano, una storia e lascio sempre tutto così, vuoto, come le pagine bianche di un quaderno nuovo che attende di essere scritto.
In alcuni giorni sento il desiderio di intervenire, di colmare quel nulla con un oggetto scelto con cura, con qualcosa che parli di me o del momento che sto vivendo, ma preferisco fermarmi a osservare quella possibilità aperta, senza toccarla, lasciando la creatività libera di rinnovarsi. E’ così che resto viva, dinamica, mai del tutto conclusa.
Negli spazi incompleti risiede l’ispirazione: inviti silenziosi a progettare, a sognare, a cambiare. Nulla è definitivo, ogni angolo della casa, ogni momento della vita, può trasformarsi, evolversi e accogliere qualcosa di fresco.
Il vuoto racchiude una possibilità infinita.
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