Una strana legge, non scritta e non sempre razionale, governa il modo in cui ricevo e comprendo i messaggi della vita: arrivano quando sono pronta. Frasi ascoltate distrattamente anni prima, libri abbandonati a metà, consigli ignorati, improvvisamente riemergono con un senso nuovo e nel momento in cui ho gli strumenti interiori per coglierli. Il messaggio era rimasto lì, in attesa, finché qualcosa in me non si fosse allineato per comprenderlo davvero.
A volte i messaggi sono chiari, diretti: una parola d’affetto, un rimprovero sincero, un invito a cambiare strada, ma se non sono pronta, passano oltre come vento fra le dita. Solamente quando l’esperienza, il dolore o la maturazione personale mi hanno preparata, quelle stesse parole acquistano un significato diverso, più profondo: diventano “messaggi” e qualcosa mi tocca, mi smuove, mi trasforma.
Più spesso celati, si nascondono nei gesti quotidiani, nei silenzi, nelle coincidenze. È difficile interpretarli subito, perché richiedono attenzione, intuito e soprattutto disponibilità interiore. Quando il mio sguardo cambia e smetto di cercare solo conferme, ma inizio a pormi domande, i segnali taciuti diventano parole per chi presta attenzione.
Un insegnante ripete per anni un concetto e solo a distanza di tempo un ex studente capisce il valore di quelle parole. Un amico mi mette in guardia da una scelta sbagliata, ma lo comprendo solo dopo aver sbattuto contro la realtà. Il messaggio era presente, ma io ero non ancora disponibile.
Nulla si può forzare, né il dare, né il ricevere: occorre fidarsi dei tempi interiori, propri e altrui. Come un seme che germoglia solo quando le condizioni sono favorevoli, così anche un messaggio, per quanto potente, ha bisogno di trovare un terreno fertile per attecchire.
Dominati dalla comunicazione continua, in cui tutto sembra urgente, tale verità è rivoluzionaria. Non basta parlare, non basta ascoltare: occorre essere pronti. E la prontezza non è un atto volontario, ma il frutto di un percorso e di una Grazia ed ogni parola lanciata nell’Universo, se autentica, non è mai persa: prima o poi, troverà orecchie capaci di comprenderla.
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